Uno spietato boss della camorra diventa dottore in giurisprudenza. Ferdinando Cesarano può inserire anche la laurea nel suo curriculum criminale gonfiato da un’evasione dal carcere e una dozzina di ergastoli per una serie di omicidi perpetrati nella guerra tra il gruppo di Carmine Alfieri, da cui fu svezzato, la famiglia di Bardellino e la nuova camorra di Raffaele Cutolo.
Cesarano si è laureato a 61 anni giovedì scorso nel carcere dell’Aquila, dove è attualmente detenuto e dove ha studiato e sostenuto gli esami, in videoconferenza, con i docenti dell’Università di Perugia. Il tema della sua tesi è l’“Area riservata”, ovvero il carcere vissuto in regime di 41 bis, il suo, quello più restrittivo. Attraverso un personaggio immaginario, il boss ripercorre la sua storia personale all’interno della prigione: «Qui è peggio che a Guantanamo. Non ho nemmeno un fornellino per scaldarmi il pasto», scrive nella tesi.
Si tratta della seconda laurea per il boss dopo quella in Sociologia conseguita nel 2007 presso la Federico II di Napoli. In questi anni, infatti, Cesarano ha divorato libri e dispense grazie all’aiuto dei figli che gli hanno portato i testi in cella e del suo stesso avvocato, Raffaele Francese. Sono le uniche persone con cui il malavitoso ha avuto contatti .
Cesarano non può parlare con nessuno dal 2000: fu catturato nel mega blitz dei “cento agenti” alle 4.00 del mattino due anni dopo la sua evasione dall’aula bunker del Tribunale di Salerno: il 22 giugno 1998 Cesarano e Giuseppe Autorino scavarono per mesi un tunnel sotterraneo durante il processo “California” che li vedeva imputati per riciclaggio di denaro sporco. Nonostante le due lauree e le condizioni disumane vissute in carcere, come racconta nella sua tesi, il dottor Cesarano non si è mai pentito. Forse è per questo che Nanduccio ‘e Ponte Persica, come lo chiamano tra Pompei e Castellammare di Stabia, fa ancora paura. In prigione ne ha di tempo per cambiare idea. Tutta la vita.